Recupero e riuso di dammusi a Pantelleria / Trapani
1978-1979 – Pantelleria (TP)
I dammusi sono costruzioni in pietra lavica locale, murata a secco con duplice paramento di pietre sbozzate a spacco e mura di notevole spessore. La pianta è quadrangolare ed è sormontata da una copertura a cupola o più raramente a botte, imbiancata a calce e usata per la raccolta delle acque piovane che alimentano le cisterne. Caratteristici elementi di arredo architettonico del dammuso pantesco sono la casena (nicchia nelle pareti), la ducchena (banchina in pietra addossata alle pareti), la pinnata (tettoia con travature in legno e copertura di canne) e il passiaturi (sorta di corridoio scoperto per il collegamento di ambienti diversi).
In contrada Buccuram a Pantelleria, sopra le grotte di Sateria a sud-ovest dell’isola, dopo una lunga ricerca svolta direttamente sul territorio, ho trovato i ruderi di un antico dammuso, con i suoi magazzini e le stalle, su un terreno posto in una magnifica posizione geografica. Per realizzarne il recupero funzionale ed una loro interpretazione per la residenza estiva, ne ho proposto l’acquisto ai tre giovani soci che hanno partecipato economicamente a tutta l’operazione.
Ho passato lunghi periodi sul posto a girare per tutta l’isola e studiare le strutture dei dammusi, ed ho fatto in modo di approfondire la loro lavorazione con i due Mastri panteschi (Mastro Calogero e Mastro Pietro) che hanno poi effettivamente partecipato al restauro. Durante una delle tante visite sull’isola ho trovato quello che cercavo in località Sateria, a sud-ovest dell’isola sul mare. La casa era costituita da vari fabbricati di dimensioni analoghe e di tipologia diversa. Il primo era un tempo adibito ad abitazione. Gli altri erano, vicini e separati, erano originariamente destinati a stalle e magazzini.
Il restauro è stato filologico: delle strutture in pietra a secco “a casciata” (fino a cm. 120 di spessore), delle volte in tufo e pietra a cupola, del battuto di copertura, delle “canallate” che convogliano l’acqua del tetto nella cisterna; il restauro e la ricostruzione delle terrazze, delle “ducchene”, del passiaturi, della pinnata e delle cisterne in muratura di pietra. E poi i lavori per la costruzione dei giardini e dell’aranceto in pietra a secco.
I muri in pietra a secco e le cupole sono stati portati a nudo, consolidate e tutte le pareti interne sono finite a calce naturale, stesa come da tradizione in maniera irregolare. Gli infissi esterni sono stati realizzati in legno su modello degli originari; una porta interna della casa, quella del bagno, recuperata all’interno della casa stessa e restaurata. Diversi elementi d’arredo fissi in muratura sono stati progettati rivisitando antichi materiali e sistemi, per meglio adattarsi alle dimensioni e alla flessibilità spaziale.
La cucina è costituita da un altro piccolo fabbricato a pianta quadrata sempre costruito in pietra a secco, annesso e confinante con il dammuso e con esso comunicante dall’interno, ma aperto anche all’esterno verso il passiaturi.
Vi si trovano un grande focolare e la bocca del forno costruito a pianta semicircolare, in tufo, all’esterno per evitare un eccessivo riscaldamento delle stanze di soggiorno e da letto durante la stagione estiva. L’energia elettrica è stata assicurata per diversi anni da un piccolo generatore alimentato a benzina.
Ho cercato di trasformare i vecchi dammusi in una moderna e confortevole residenza estiva senza alterare lo spirito di queste nobili costruzioni e senza arrecare danno al paesaggio. La stereometria e l’uso dei materiali si impongono sulla lapidaria costruzione dei dammusi secondo questo schema: la cupola più grande copre l’ampio soggiorno. Due camere da letto con le alcove, ciascuna con una piccola finestra e due “camerini”, adibiti l’uno a ripostiglio e l’altro a bagno, completano la casa principale.
Ho fatto studi e disegni sui vecchi modelli di antiche ceramiche ritrovate in loco tra i ruderi per una rinnovata produzione in serie. Ma in via prioritaria tutti questi elementi sono stati, ove possibile, restaurati oppure ricostruiti con un’assoluta attenzione filologica per i modelli, i materiali e le modalità costruttivi dai Mastri panteschi.
L’intervento è sottoposto a vincolo di tutela e valorizzazione del paesaggio naturale e urbano ai sensi della Legge 1497/39 e s.m.i.
«L’eccezionalità tipologica dei dammusi dell’isola di Pantelleria li rendono unici al mondo, un caso di straordinaria e fortunata sopravvivenza di una cultura costruttiva di origine preistorica all’interno di un’area geografica contaminata dalle diverse culture del Mediterraneo. La conservazione di questo paesaggio è affidata alla coscienza di ciascun pantesco e di ciascun turista. Immersi nella natura, a nessuno è permesso di alterare, anche con un solo piccolo sbaglio, una bellezza che i secoli ci hanno tramandato e affidato in custodia.»
«L’architettura vernacola deve la sua spettacolare longevità a una ridistribuzione costante di conoscenze duramente conquistate, incanalate entro reazioni quasi-istintive al mondo esterno.» Bernhard Rudofsky