Casale DDeA (Ca’ Beo) / Urbino
1992-1993 – Urbino
Il casale è situato in una straordinaria posizione in cima ad un colle nel territorio di Urbino in direzione Fermignano. Collocato alla stessa altitudine, di qui si gode la vista della Città storica e del Palazzo Ducale.
L’ascolto del contesto ha dato l’avvio ad un percorso progettuale che ha preso forma secondo le peculiarità del luogo ospitante e della sua storia, con uno sguardo attento alle esigenze della committenza.
La richiesta della committente, Daniela De Agostini scrittrice e insegnante di letteratura francese all’Università di Urbino, è stata quella di realizzare la sua residenza ed un luogo ove tenere seminari e convegni, oltre a poter dare ospitalità; mentre la richiesta della Sopritendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Pesaro e Urbino, nei colloqui intervenuti in fase di progetto, è stata di utilizzare, quanto più possibile, i materiali e adottare le caratteristiche locali dell’edificato.
Il costruito risaliva all’inizio del 1700, era in origine in parte adibito ad abitazione e per il resto a magazzini. I crolli delle strutture, orizzontali e verticali, dei tetti e delle murature l’avevano reso un rudere, con macerie dentro e fuori il suo perimetro, infestato dalla vegetazione che in parte lo ricopriva e in parte l’attraversava. I soli lati est e nord ricordavano ancora la “casa-fortezza-magazzino” di un tempo, per il resto un attento rilievo e la ricostruzione grafica hanno portato a riscoprire il casale tradizionale; l’austerità dell’edificio faceva pensare “alla caratteristica di difesa e sicurezza che era inscindibile, almeno per un certo periodo storico, con quella di semplice abitazione”.
Demolizione totale del casale diroccato <Ca’ Beo in località Crocicchia ad Urbino> e realizzazione della nuova costruzione con recupero di gran parte dei materiali provenienti dalle stesse demolizioni. Intervento sottoposto a vincolo di tutela e valorizzazione del paesaggio naturale e urbano ai sensi della Legge 1497/39 e s.m.i.
La superficie utile della casa misurava mq. 323 adibiti ad abitazione più mq. 173 tra annessi e magazzini; il volume intermo era di metri cubi 1264. Il fine della ricostruzione è stato quello di affrontare il tema del riuso di un edificio importante, che, nel tempo, aveva subito diverse trasformazioni. Era già stato del tutto abbandonato negli anni 50 e di conseguenza sono sopravvenuti i crolli di gran parte delle coperture e del solaio tra piano terra e primo piano.
Le trasformazioni non si sono fermate ma hanno inciso sulle facciate e successivamente provocato i cedimenti interni delle pareti, stravolgendo il fabbricato
in ogni parte.
L’unica certezza restava nel volume occupato dall’edificio principale originario, essendone chiari il perimetro e la sagoma. Si è fatta quindi una rilettura della costruzione, finalizzata all’uso di residenza.
Il riferimento tipologico a cui ci si è attenuti in progetto è quello del casale esistente; con la copertura a capanna orientata nel senso del pendio, ripulito delle
varie superfetazioni costruite a ridosso dei due lati maggiori in tempi successivi.
Il fabbricato progettato è di mq. 232 di superficie utile residenziale più mq. 63 di superficie non residenziale ed accessori e servizi; i metri cubi totali previsti
sono 979.
Il progetto del casale è stato rigoroso in tutti i suoi passaggi. Non sono cambiate le quote d’imposta e di colmo del tetto e, anche se è stato realizzato un
parziale arretramento della facciata sul lato nord, la conformazione del tetto non è stata modificata. In tale contesto, l’intervento di restauro è stato diretto al mantenimento e alla valorizzazione degli elementi strutturali e costruttivi tipici dell’architettura locale, tra cui soprattutto l’utilizzo del mattone fatto a mano, della pietra di Urbino e del legno di castagno. Il salone, cuore del casale, è a doppia altezza; tutt’intorno al salone, dove normalmente si dovranno tenere riunioni e convegni e ci si troverà tra i convenuti, corre la balconata e da questa ci si affaccia al centro della grande sala, che resta il passaggio obbligato da cui si colgono i percorsi e le dimensioni del fabbricato.
La stereometria e l’uso dei materiali sono stati realizzati sul modello di un rigoroso programma:
– Facciata – materiali: le nuove murature sono state realizzate con l’uso esclusivo del mattone caratteristico dell’area urbinate il “Cellini”; mentre tutto il
materiale di rivestimento recuperabile è stato manualmente accatastato, ripulito e reimpiegato. Sul lato sud, interrotto invece sulle due facciate laterali, è stato riportato il cordolo particolarissimo delle “case,torri,colombaie” come elemento decorativo, realizzato con cotti disposti di taglio a due ricorsi.
Le aperture rivolte a sud sono continue e di dimensioni contenute con architravi di mattoni. In alcune sono state realizzate delle pareti traforate, ottenute mediante mattoni disposti secondo un disegno a losanghe. Le altre aperture sono con architrave o ad arco, di diversa forma e misura, ma sempre nel rispetto delle tipologie locali; la stessa attenzione che è stata riportata nel progetto e costruzione dei serramenti.
– Pavimento – materiali: sono state recuperate le tavelle in cotto ed usate per le pavimentazioni del piano terreno. Al primo piano i pavimenti delle camere sono in listoni di legno di varie essenze e di varie dimensioni.
– Coperture – materiali: sono stati recuperati e ripuliti i coppi in buono stato di conservazione ed integrati da altri della stessa tipologia e dimensioni
– Pareti – materiali: intonaci e pitture a calce
– Elementi esterni: Sono stati stato recuperati il pozzo ed un piccolo magazzino diroccato; inoltre di fronte all’ingresso è stata costruita un tettoia poggiante su pilastri di mattoni.